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mercoledì 30 agosto 2023

Poesia / Percezioni: Sentire i fiori.



I mughetti e i lillà erano i fiori preferiti di mia madre. Dei primi ho scritto Qui, Qui e Qui, dei secondi parlo oggi per un particolare occorsomi durante la mattina.
Appena alzata ne ho percepito la fragranza e il colore, anche se – lo so bene – non è questa la loro stagione.
Così ho sussurrato Ciao mamma, e mi sono dedicata ai soliti rituali quotidiani.



Irene Navarra, Sentire i fiori, AI Olio su tela, 30 Agosto 2023.
 

A occhi chiusi
inalo il viola luce di corolle generose
e respiro.
Respiro a fondo.
Mi faccio fiore percorso dalla brezza.
Sono una creatura vegetale che chiude in sé
droghe sottili di profumi e nuance.

Altalenare lento, il mio,
nel polline fragrante del lillà
che da me stilla.



lunedì 28 agosto 2023

Poesia / Percezioni: Cantava il mare.


Facendo di un ricordo ragione di vita,
sento il profumo dei pini,
il salso del mare
e, sotto le dita,  la corteccia resinosa dei pini.
La nostalgia di Cherso e delle sue acque limpide
si fa talvolta insostenibile.
Nelle immagini le spiagge della "Casa del Vescovo" appena fuori dal fiordo di Cherso.
Là ho passato il tempo meraviglioso della mia vita in barca con la Golden Retriever
"Emma, la Dorata / che riporta rami stecchiti / lavande profumate/ e sassi raccolti dal fondo marino" ( da "Omnia Carmina" - 2005).


Irene Navarra, Il mare dietro i pini, AI Olio, 28 Agosto 2023.


Cantava il mare dietro i pini
che lo chiudevano alla vista.
Un canto rigoglioso
con semi di tempesta.
Io mi fermai,
il corpo stretto a un tronco,
ruvido come me in quel momento
ma resinoso di cristalli ambrati
e fervido di aromi caldi
esalanti droga
dalla corteccia che era la mia pelle.
Io mi fermai per un istinto secco
e il cuore si fece rigoglioso
di semi di tempesta
e fu di mare azzurro mare altalenante
e bianco delle spume in transito perenne
tra stati di materia - nulla nel divenire eterno.
Finché su scogli scivolosi si disperse
in svaporare di folli iridescenze.


Irene Navarra, Iridescenze, AI Olio, 28 Agosto 2023.


sabato 26 agosto 2023

Poesia / Frammento 71: Di giallo, verde, viola.

 

Irene Navarra, Di Giallo, Verde, Viola,  AIArt - Acquerello e Pastelli su carta ruvida, 26 Agosto 2023.


Come se avessi tinti faccia e corpo
quando, travolta dal fervore dell'estate,
mi fermo a meditare nella mia campagna.
Ora che di lavanda sono pieni e terra e cielo
ora che il grano già maturo
dona il suo cuore giallo a chi ferma la mente
e mentre il verde serenamente acquieta
mi faccio grano e fiore per capire
i tratti dell'inchiesta
che rende liberi di andare.
Oh, sì. Andare tra le zolle
per respirare da ogni poro della pelle
il benedetto spazio
in cui ritrovo accettazione vasta
dell'essere così come io sono.

giovedì 24 agosto 2023

Poesia / Frammento 70 : Oro.


Irene Navarra, Oro liquido, AI Olio su tela, 24 Agosto  2023.



Sole al tramonto.
Nuoto nel mare come
Oro liquido
inanellandomi le dita.


lunedì 21 agosto 2023

Prosa / Racconto breve: Henrietta e il drago,


Irene Navarra, Henrietta e il Drago, AI olio su tela, 18 Agosto 2023.


    Vestita di un abito color cannella che le lasciava scoperte le spalle, i lunghi capelli tanto biondi da sembrare bianchi raccolti in una crocchia scomposta sulla nuca, la giovane Henrietta camminava spedita. Il crepuscolo settembrino aveva rinfrescato l’aria e lei voleva arrivare a casa in fretta. Sulla via del ritorno, tuttavia, l’attendeva un imprevisto. Proprio in mezzo al tratturo che si snodava tra i campi e arrivava al cancello di servizio del suo giardino, al centro preciso di una modesta curva a gomito, c'era qualcosa di strano.
    Una forma quasi di piccolo dinosauro con una cresta sul dorso, due miniali aperte sui fianchi e una lunga coda, se ne stava in una fessura del sentiero.
    Henrietta si fermò un pochino interdetta, si stropicciò gli occhi e guardò cercando una messa a fuoco migliore.
    Forse era un'allucinazione. Guardò, quindi, aspettandosi il nulla di sempre.
    E tuttavia la forma era là.
    Sussultava a tratti. Come se respirasse a fatica.
    Che fare?
    Decise di avvicinarsi.
    Avanzò piano, fermandosi a circa mezzo metro da quello che ormai si poteva definire un animale.
    Immerso in una specie di catalessi, a tratti bubbolava. Ovvero buttava fuori l'aria dalle narici in scoppiettii ripetuti.
    Sembrava un incantevole, minuscolo drago bianco. Bianco tutto il corpo, la coda, le creste della testa e del dorso. Le ali e le zampe, invece, viravano in vaniglia caldo.
    Un drago. Uscito da un libro di favole. Divenuto realtà per qualche caso astruso.
    Uno spettacolo incredibile, però.
    Nessuna paura la agitò. Anzi un'intensa ridda di emozioni le si scatenò nell'intimo. Per qualche oscura ragione riusciva a cogliere la fragilità di quella creatura singolare.
    Si inginocchiò, pertanto, accanto alla buca, posò lo zainetto a terra togliendoselo dalle spalle, lo aprì con calma e ne estrasse una sciarpa azzurro cielo di morbidissimo chiffon.
    Sarebbe stata la culla di fortuna per depositarvi il piccolo drago.
    Lui si lasciò prendere senza reagire. Aprì gli occhi, scrutò per un attimo Henrietta con pupille verdissime - due perle smeraldine velate di tristezza - e si rincantucciò tra le sue mani amorevoli, accomodandosi nella sciarpa azzurro cielo che lei rimboccò attorno al buffo muso.
    Poi si addormentò. Profondamente al punto da sembrare esanime.
    Henrietta, però, sapeva con chiarezza che lui viveva, dato che il corpicino iniziava a scaldarsi e il petto andava su e giù, con ritmo regolare.
    Che incontro! realizzò allora Henrietta.
    E corse verso casa.

    Percy intanto sognava quanto gli stava accadendo. Come in un film. A un certo punto si accorse di trovarsi in una cuccia grande e confortevole, accanto a un letto dove riposava la sua salvatrice, emettendo ogni tanto dei lievi sospiri. Di soddisfazione, pensò. Per averlo trovato. Felice dell'ipotesi, si girò sull'altro fianco e continuò a nannare.
    Non stava così bene da molto.
    Aveva vagato e vagato. Una meta c'era, di sicuro. Ma non sapeva in quale luogo.
    Finché non era arrivato alla rustica stradina di terra rossa serpeggiante tra i campi. Là avrebbe avuto inizio la sua vera avventura. In qualche modo sarebbe successo. Lo aveva capito nel suo cuore di drago buono.
    E avveniva per davvero.
    Protetto dai teneri sentimenti di Henrietta, Percy si avviava al termine prefissato per ogni essere della stirpe dei draghi bianchi. Quelli cioè che avevano compiti segreti e delicati da svolgere, e non si trasformavano mai in sputafiamme, pur se impauriti o attaccati.

    Dopo un tempo che Percy non poteva valutare (ore, giorni?), Henrietta gli sussurrò qualcosa all'orecchio, mentre lui ancora planava tra nuvole e fiori, ornandosi le creste di gelsomini nel lungo dormiveglia ristoratore. Aguzzò i suoi ipersensi e udì che gli comunicava una notizia fantastica: Ti chiamerò Percy, bisbigliava accarezzandogli la punta del naso, il diminutivo di Percival. Come lui anche tu hai percorso strade infinite, lo sento. Qui c'è il tuo Graal. Quando ti sveglierai, brinderemo insieme, con latte e succo di lamponi.
    Percy sognò che lei lo battezzava solennemente con quello che era il suo nome sin dalla nascita. Gli faceva cadere alcune gocce di latte sulla testa, scandendo le parole: Tu sei Percy.
    Henrietta lo aveva intuito.
    E ciò significava una cosa sola: lei era la sua meta.
    Dopo questo pensiero, il sonno ritornò pesante e beato.
    E lui fu solo una minuscola anima fluttuante.

    Colma di gioia per l’incontro inaspettato Henrietta parlava di Percy a tutti, ma nessuno le dava credito perché nessuno lo percepiva o vedeva. Non si accorgevano della sua esistenza.
    Credevano che la ragazza fosse lievemente disturbata e non la contrastavano.
    Henrietta chiacchierava con Percy e gli raccontava il suo disagio. Lui ribatteva-spiegava-rintuzzava-assentiva-dissentiva, cercava di consolarla, rappresentandole la poca importanza del fatto che nessun famigliare o amico volesse darle fiducia e partecipare ai loro dialoghi. 
Lei se ne lamentava, mentre banchettavano a pane e miele e bevevano latte con succo di lamponi.
    Chiedeva che distorsione fosse quella.
    Percy viveva in una dimensione parallela visibile solo a lei?
    Lui rispondeva paziente e la invitava alla gentilezza e allo stare di animo sereno.
    Li aspettava un futuro ricco di vicende fascinose. Non doveva crucciarsi. Lei era Sole, Luna, Stelle. Brillava di una Luce abbagliante. Lui era nel suo destino. Questo bastava.

    Destino che, intanto si andava preparando, nonostante le saltuarie ubbie, comunque solo momentanee. Duravano i dieci secondi della preghiera recitata ritualmente in coro quando dovevano esorcizzare qualcosa di brutto, tipo ingiurie e atteggiamenti maligni.
    Per il resto Henrietta e Percy gravitavano in una dimensione perfetta.
    Lei imparava da lui il linguaggio dei draghi: una serie di gorgheggi modulati che erano la chiave per comunicare con i fiori.
    Lui acquisiva da lei le tecniche migliori per arrampicarsi sulle querce e da quelle postazioni privilegiate guardare l'orizzonte, immaginando di arrivarci in volo.
    Percy ascoltava con espressione compunta, nascondendo l'innata dote magica del teletrasporto per sé e per gli amici. Non ne abusava mai. La formazione severa, che gli era stata impartita, si basava sul principio della riservatezza. Che non aveva mai, proprio mai, travalicato.
    Ora era arrivato il momento.
    A voce ferma scandì a Henrietta l'ordine di chudere gli occhi e di contare per tre volte tre.
    Dopo avrebbe potuto riaprirli.
    Lei obbedì d'istinto e seguì le indicazioni.
    Dunque: nel preciso istante in cui le palpebre le si dischiusero, immediatamente comprese quanto era successo e atteggiò la bocca in un oh di stupore. Sedeva, con Percy allato, tra i rami del gigantesco cedro cresciuto sulla collina blu-viola che prima era stata il loro orizzonte.
    Il ritorno sulla quercia fu altrettanto veloce e prodigioso.
    Da quell'esperienza Henrietta non stressò più Percy con lagne inutili. Accettò il suo miracolo e si godette lo scorrere delle stagioni.
    L'Autunno, l'Inverno, La Primavera e l'Estate successivi al loro incontro divennero gli stupendi scenari in cui ambientare la quotidianità, balzando di esplorazione in esplorazione.

    Una notte, prima di addormentarsi nella sua cuccia (si era agli inizi di Settembre), Percy disse a Henrietta che la mattina, al risveglio, sarebbe iniziato quell'itinerario favoloso che il Tempo tesseva per loro.
    Henrietta non capì del tutto, ma si fidava.
    Biascicò e scivolò nelle visioni di ogni notte, con cani, gatti, merli... e Percy. Sapere di un domani con lui, il suo Percy bianco-vaniglia, era già un motivo valido per dormire saporitamente.

    Henrietta e Percy si alzarono all'unisono portati da uno stesso desiderio: uscire alla chetichella per scorrazzare nelle campagne selvagge attorno a casa, scendendo fino al fiume, magari. Fecero la solita colazione di pane con miele, latte con succo di lamponi e presero il viottolo che li avrebbe portati alla calma libertà di quei luoghi deliziosi, dove si erano imbattuti a vicenda.
    Saltellavano, si spingevano, cantavano motivetti d'invenzione. Percy aveva una voce da tenore bella e melodiosa. Chi mai l'avrebbe sospettato in un draghetto bianco e vaniglia! Henrietta intonava il tema di fondo e suonava un immaginario violino, la cui musica si generava magicamente.
    Ah, l'intelligenza dell'universo! Quanto era potente! Nessun software ultratecnologico sarebbe riuscito a eguagliarla. Neanche un briciolo di meraviglia in loro per la sinergia che sembrava scaturire dagli alberi, dal cielo, dal Creato tutto. Erano parte di un prodigio dalla consistenza talmente reale da non dubitarne.
    Scherzando e ridendo, quindi, arrivarono al fiume, alle sue acque turchesi, alle robinie, ai rovi, ai cespugli di vitalba e caprifoglio, ai pioppi e ai salici rigogliosi tra i cui fusti inscenarono lieti giochi innocenti.
    Armonie di una gita in piena letizia.
    Grazia pura.
    Finché non avvertirono un guaire flebile.
    Si precipitarono, Henrietta e Percy, verso il luogo da cui sembrava arrivare il richiamo e giunsero con il fiato corto a una piccola ansa riparata da degli imponenti massi disposti in semicerchio attorno all'acqua a formare un primitivo tempio naturale. E là, in un'erosione profonda della pietra di centro videro un cane riverso nel fango. Sembrava un Setter. Uno dei numerosi spesso abbandonati dai cacciatori. Lo raggiunsero e, mentre Henrietta lo esaminava per vedere se avesse qualche frattura, scoprendolo maschio, Percy le posò il muso sulla schiena e le disse: Te l'avevo preannunciato che questa sarebbe stata una giornata speciale. Ecco, lui sarà il tuo compagno per molti anni e io vi scorterò con il cuore. Ho svolto il mio compito. Entro breve non mi vedrai più. Ma non per questo non sarò accanto a voi. Sono un'infinitesima parte dell'anima che fa vivere l'universo. Io sono voi e voi siete me. Addio, amica cara. Adesso posso tornare in pace al mondo mio d'origine.
    E sparì.
    Con le guance inondate di lacrime e una sofferenza atroce che la lacerava, Henrietta raccolse l'infelice vittima della crudeltà umana e filò rapida verso casa. Percy era al suo fianco, lo sapeva, e la confortava la convinzione che non fosse scomparso completamente.
    La sua dolcezza restava e la aiutava a concentrarsi sul necessario da compiere.
    Quando arrivò nella cucina, rifocillò il cane con del latte e del pane spalmato di miele, poi lo ripulì alla bell'e meglio e lo depose nella cuccia che era stata di Percy. Solo allora lui, il suo strappato a una morte certa, le volse lo sguardo.
    Aveva occhi tondi e verdissimi.
    Due perle smeraldine velate di tristezza.
    Tondi e verdissimi.
    Henrietta gli appoggiò una mano sulla pancia e continuò a piangere.
    Ma non di dolore.
    Di gratitudine.

20 Agosto 2023
Irene Navarra


giovedì 17 agosto 2023

Prosa / Racconto breve: In Rose.

 


Appassionata di Metamorfosi,
avendo anche una particolare passione per le Rose Rosa, ne scrivo.
La formula narrativa è quella della Trasformazione, naturalmente.
Da esseri umani in piante.
Sullo sfondo, appena accennato dalla voce narrante, un Amore saffico.
Che è sentimento, in questo caso, oltre ogni confine immaginabile.


Irene Navarra, In Rose, AI Olio su tela,17 Agosto 2023.


    Anna portava un bouquet di Rose Rosa, tenendolo saldamente davanti a sé con due mani.
    Come uno scudo di petali fragranti.
    Gli occhi incollati alle corolle, completamente smarrita nella loro sostanza.
    Niente di che, mi dissi, ama i fiori.
    Poi la osservai meglio, e vidi racemi e foglie che crescevano sulla sua veste e si arrampicavano sul collo. A velocità incredibile.
    Lei era assorta in sogni lontani.
    Sembrava ignara della sua strana condizione.
    Mi spaventai e le suggerii attenzione, perché le succedeva qualcosa di terribile.
    Mi rispose, sorridendo enigmatica, che lo sapeva, e lo voleva quel convertirsi rapido.
    Lo voleva da tanto tempo perché aveva una natura diversa. Più vegetale che umana.
    Lei era una Rosa d'anima.
    In breve lo sarebbe diventata anche di corpo.
    Senza dolore.
    La trasformazione era iniziata.
    Dopo complicati innesti, radicava e gemmava, finalmente.
    In perfetta letizia, affermò con la voce svaporante in un fruscio tenue, e un sentore verde che iniziava a espandersi dalla sua pelle bruna. Misto anche al lieve profumo delle Rose Rosa.
    Ero turbata.
    Lei subiva quella Metamorfosi del tutto consenziente.
    E non me ne aveva fatto nemmeno un cenno.
    Con una punta acuta di risentimento considerai che l'avrei perduta per sempre.
    Lei, l'Amore della vita mia, l'avrei perduta per sempre.
    Così l'abbracciai, schiacciando le sue rose.
    Quasi per vendetta.
    E mi ferii con le spine.
    Sanguinai.
    Abbassai lo sguardo sul liquido fresco che sgorgava dal mio petto e lo notai traslucido di brillii preziosi.
    Stillava da me fluida giada verde.
    La comprensione si fece strada. Come una cuspide elettrica. E mi invase tutta.
    La strinsi di più.
    Con un senso di completo, felice abbandono mai provato prima mescolammo le nostre essenze, trasformandoci insieme.
    Mentre si intrecciavano le braccia e le bocche si sfioravano morbidamente duttili, fummo infine Rose.
    Un unico cespuglio in pieno splendore di incredibili Rose Rosa.

sabato 12 agosto 2023

Poesia / Percezioni: il potere delle nubi (Trasformazione in viola tempesta).

 
Mi sono interrogata sul potere delle Nubi.
È enorme.
Si esalta nelle Luce, la conquista, la usa
e la riflette attorno.
Così la Natura può diventare grigia, d'oro, viola...,
può assumere tinte e sfumature inimmaginabili.
Mentre Loro, Le Nubi, trasformano la sostanza,
insistendo particolarmente sull'acqua
che le riflette senza contenerle.
Sono le sorprendenti emanazioni
di uno Sciamano soprannaturale molto creativo.


Irene Navarra, Tempesta sul mare, AI Olio su tela, 10 Agosto 2023.




E in un tramonto di tempesta
mi faccio nube viola
e domo il mare
giocando tra le onde.
L'oro del Sole che traluce
può portarmi 
a modulare la mia furia
dentro la gloria di un momento
prima del suo tuffarsi negli abissi
dove non c'è più scontro,
se non un sordo sciabordio lontano
di duttile materia sulla costa scabra.
E là me ne sto quieta
a togliermi il salso dalle dita,
a districarmi dalle alghe,
per ritornare al cielo
come scheggia di brillante astrale.
Solo fra un po'.
Quando Lui, il Sole, tornerà
e io mi scioglierò,
resa vapore dai raggi del mattino,
o mi mescolerò all'acqua stellante della pioggia.
Di trasparenza incoronata.

martedì 8 agosto 2023

Poesia / Tanka 78: Verde ( Un Mito di trasformazione).

 

Irene Navarra, Verde, AI Pastelli su superficie ruvida, 8 Agosto 2023


E scaturivo
stillando linfa verde
dal bosco fitto -
Cosparsa chiome e pelle
di smeraldo limpido.

lunedì 7 agosto 2023

Poesia / Frammenti 68 e 69: Magie dell'acqua.



Irene Navarra, Magie dell'acqua 1, AI Olio grafico, 7 Agosto 2023.


Guardare il bosco
che traluce nel fiume
e va, uguale immobilmente.


Irene Navarra, Magie dell'acqua 2, AI Olio su tela, 7 Agosto 2023.


Poi, d'improvviso, un ramo
interseca il fluire quieto,
scompone immagini
in astrazione liquida
di cellule impazzite
pronte a rifarsi
sfidando la corrente.

domenica 6 agosto 2023

Poesia / Minimondi: Il mio fiume.


Passeggiando lungo le sponde dell'Isonzo,
un regalo inaspettato che custodisco come una gemma preziosa.


Irene Navarra, La Runa, AI Olio su tela, 6 Agosto 2023


L’approdo è un arenarsi
sulla terra, accolto da una foglia.
Nel viaggio a lapislazzuli screziati
ha carezzato tappe in chiaroscuro.
Denso mistero di una runa
regalata, il resto.


sabato 5 agosto 2023

Poesia / Tanka 76: Farmi d'Azzurro.


Un bagno nei fiori.
Sì. Sarebbe bellissimo poterlo fare.
Vi immaginate la gioia intima di immergersi tra delicate corolle azzurre
e di nuotare nel tripudio della Creazione?
Chiudendo gli occhi, ci riesco.
La sensazione è magnifica.
Travalica corpo e mente.
In Armonia con il cuore che sa.

Irene Navarra, Farsi d'Azzurro, AI Olio su tela, 5 Agosto 2023.


Potrei bagnarmi
in fiordalisi azzurri 
e poi nuotare.
So rovesciare il mondo
usuale - Sono un fiore.


Poesia / Frammento 67: Un mondo che non ha l'eguale.


A poca distanza da casa mia resta, ancora parzialmente in piedi, un gruppuscolo di costruzioni con uno rimasuglio di muro di cinta in laterizio. Al luogo, immerso in una natura trascurata e selvaggia, è stato dato il nome di Le Casermette.
Là si andava a giocare.
Là si va ancora a camminare.
E quando mi ci ritrovo, i ricordi si fanno frenetici, mentre la nostalgia incalza.

Per saperne di più sulla storia del sito, segui questo link.


Irene Navarra, Un mondo che non ha l'eguale, AI Olio su tela e Grafica, 5 Agosto 2023.



Dietro le Casermette diroccate
un mondo che non ha l'eguale:
grassa erba feconda
spettinata dalla Bora
e fiordalisi-anima azzurra
sfilacciata dove indugia l'ombra
srotolando petali imperfetti.
Il rosso dei mattoni morti
assorbe i raggi del meriggio.
Nell'impassibile scorrere del Tempo
attendo una rinascita qualsiasi.
Per me e per il luogo cancellato
ma vitale nel ricordo buono.



venerdì 4 agosto 2023

Poesia / Impressioni: Transito (in Minimondi).

 


Irene Navarra, Nella mia campagna, AI Olio su tela, 4 Agosto 2023.


Ordendo voci dominanti
l’aria ci porta lungo architetture
vegetali a perderci nel niente.
O qualche volta infinitesima
a prenderci porzioni d’infinito.
Dove puerili scie svaniscono
come soffioni per scirocco.


Irene Navarra, Verso casa, AI Olio su tela, 4 Agosto 2023


L'orizzonte per me è sempre Azzurro.

giovedì 3 agosto 2023

Poesia / Frammento 66: Al di qua dei fiori.

 

Irene Navarra, Vigne a San Floriano del Collio, AI Olio su tela, 3 Agosto 2023.


Al di qua dei fiori
guardo.
Lo steccato un po' sbilenco,
la vigna che placida si appoggia 
e lo inghirlanda,
i fratelli cipressi,
i seni morbidi delle colline,
le montagne azzurre per la distanza.
Un sunto del Creato, qui,
sotto il cielo benedetto della mia terra.

Non sono mai stata tanto vicina a Dio.
Nella sua Gloria dilagante
di stelo in stelo,
foglia in foglia,
io sono fatta di corolle
sapide di Luce.

lunedì 31 luglio 2023

Poesia / Frammento 64: Il Pan degli Angeli.

 

Irene Navarra, Il Pan degli Angeli, AI, 31 Luglio 2023



Nella Natura più spontanea, la mia vita.
Scorrono immagini sullo schermo
delle palpebre socchiuse: minacce
mi si affoltano nel cuore
e chiudono la mente.

Non sono carne per i vostri denti aguzzi.
Io sono come il Pan degli Angeli
e gravito invisibile tra i rami
degli alberi più antichi.
Respiro piano, sempre più piano
finché il fiato si fa sospiro lento
e scopro la sostanza prima
sospesa in ogni cellula.

Adoro le tempeste che squassano le chiome
e il sole che acceca ogni orizzonte.
Poi nel Tramonto recupero la nicchia
adatta per dormire e risvegliarmi
satura di voci ~ Suadenti voci
che si fanno trepide carezze.
Fonde dentro l'Anima.

lunedì 24 luglio 2023

Prosa / Racconto breve: Urania, la ladra di cielo.

 


Irene Navarra, La ladra di cielo, AI matite colorate su carta ruvida, 24 Luglio 2023.


    Scherzi lungo la strada che da casa ti porta a San Mauro, e giù lungo l'impervia discesa fino all'Isonzo.
    Fingi di strappare con le dita un po' di cielo. 
E ti picchietti la faccia, avvertendo un immediato pizzicore. Poi ti pennelli con i polpastrelli come se ti truccassi, per fissare i colori attinti in alto. Incontaminati perché sopra il mondo.
    Questa la sensazione.
    Ora che ti sei toccata con dita di cielo, non sei più la stessa.
    Stai mutando.
    Di sicuro tu non sei più la tu di prima.
    Cammini senza poggiare i piedi a terra, ondivaga come una foglia portata dal vento. Voli danzando verso il fiume verde-turchese di linfa sulle cui rive sei cresciuta selvaggiamente unica.
    È lo specchio della tua anima.
    In lui ti ritrovi sempre.
    Arrivi al fiume, scivoli tra ciottoli tondi e muscosi, distendendoti poi sulla grossa ghiaia - quasi morbida, come dici sempre - che lo contiene, ti affacci dalla sponda e ti rifletti nella corrente limpida.
    Non serve che ti guardi.
    Se ti guardi, temi di perdere l'anima.
    Non vuoi che se ne vada, disciolta in rivoli e spume trasparenti.
    I tuoi contorni intimi li conosci bene.
    Così vedi l'immagine di te a occhi chiusi, in tremolio lieve di fluidi cangianti, mentre la natura attorno esulta, sfolgorando complice.
    Come a sorridere della tua purissima ingenuità.

    È l'acqua che ti viene incontro.
    Ti accarezza piano salendo dal suo letto.
    Tu la raccogli con le mani e la porti alle labbra.
    Le palpebre sono serrate, la bocca dischiusa.
    Il bacio è dolce.
    L'assapori con intenso piacere, poi la lasci filtrare tra le dita e, finalmente, guardi il cielo.
    Come in un rito sacro. 
    Lassù, negli angoli estremi della tua visione, ci sono segni.
    Cancellature.
    Graffi.
    Smagliature del tessuto astrale.
    Lo sai: sei stata tu.
    Ma dove sono andati a finire i pezzi di cielo mancanti?
    D'istinto porti le mani alle guance, al naso, esiti sospesa, scorri tutto il viso, e capisci.
    Là, dove ti sfiori, la pelle è fresca come se fosse azzurra dell'ora azzurra prima della notte.
    Sei riuscita a strappare con le dita un po' di volta celeste, dunque, mentre giocavi a grattarne la stupenda tinta con le unghie. Perle traslucide che raccolgono sfumature.
    Ecco. Ti sei fatta di cielo.
    Con il cuore reso nuvola leggera ti volgi alla strada del ritorno.
    Tu, ladra di cielo.


mercoledì 19 luglio 2023

Poesia / 145474: Sono l'orchidea. Lirica di Riccardo Bortolami.

 

Irene Navarra, Orchidea rossa, Olio AI, 19 Luglio 2023.


Sorgo dal ventre della terra,
un’orchidea, fragile eppure fiorente.
Vestita d’innocenza e grazia suprema,
nel mondo botanico un sogno incandescente.
Tra gli umidi boccioli e le foglie carnose,
spargo la mia sostanza nell’aria sottile.
Una danza invisibile, un aroma tenue,
un regalo mutevole che l’anima arricchisce.
Lungo il mio stelo snello,
sollevo le corolle con orgoglio.
Luminosa e vibrante, nell'abito verde,
mi presento al mondo: un gioiello di Dio.
Sento il raggio del sole accarezzarmi,
l’abbraccio della brezza, il tocco del mattino.
Mi nutro dell’acqua che dona la pioggia
e mi inebrio del canto dei grilli.
Maestosa nell’apparire, fragile nell’esistere:
una creatura unica, un dono della natura.
Nella mia delicatezza trovo la forza,
e nel mio silenzio una voce pura.
Le radici affondano nella terra,
che è vita e sostegno.
Là è il rifugio.
E là mi avvolge la quiete
nel suo abbraccio degno.
Così mi ergo, regina senza corona,
danzando tra le sfumature di un giardino.
Sono l’orchidea dall’essenza ineffabile.
Un mistero sussurrato al cuore dei destini.


domenica 16 luglio 2023

Prosa / Racconto breve: Di verde mi in-vesto.

 
Vi accompagno nel mio mondo di trasformazioni.
Buon viaggio.

Irene Navarra, Di verde mi in-vesto, AI e Grafica, 15  Luglio 2023.
    


    Mi guardo le mani.
    Sono strane.
    Sembrano sfarinarsi in polverina luminosa
    Ne ho minimamente paura.
    Cerco di nasconderle, mettendole conserte.
    Mi sta succedendo qualcosa.
    Qualcosa di bello.
    Sento un fluido potente che mi scorre nelle vene.
    E mi amplifica i sensi.
    Sorprendo suoni mai sentiti: fruscii come sospiri di velluto, schiocchi come frustate, vibrazioni che iniziano lontano in boschi vergini, e diventano parole, e vengono sin qui, in questo luogo sacro dove varcherò ogni soglia umana per farmi sostanza sinuosa.
    Ogni forma in me cambia a poco a poco.
    La pelle, adesso, si copre di un pigmento argenteo.
    Salvia selvatica e menta piperita assieme.
    Foglia di vite e fiore di sambuco legati in simbiosi unica.
    Interazioni straordinarie creano creature singolari, rimescolandole in modelli di nuova generazione.
    Così i miei contorni mutano tra chiaroscuri di sottobosco boreale.

    Non so se sono quercia o muschio o felce.
    Non so se sarò spora che naviga nell'aria e poi si quieta nella culla della terra.
    Oppure seme che precipita dal frutto o dal baccello secco, e si propaga.
    Comprendo piano piano una natura in dialogo attraverso correnti sotterranee consolidate in reti di gamme verdi e perlacee consistenze.
    Le vene vegetali proteggono.
    E se le lasci fare, trasmigrano in noi, aprendoci la mente.
    La metamorfosi induce adattamento emozionale.
    Allora il me di recente acquisizione riscopre i ritmi universali.
    Mentre il presente si fa di "sovrumani silenzi e profondissima quiete", mentre il vento mi stormisce in carezze mute.
    Sono libera.
    Immensamente libera.
    E danzo.
    Al suono di una musica sottile che non è mia. 
    È del Tutto. 

Nel giorno della Metamorfosi, addì 16 Luglio 2023.
Irene Navarra


domenica 9 luglio 2023

Poesia / Tanka 70: Il potere dell'Ortica (Meditando in Verde e Vetro).

 
La protezione
dell'ortica è un fatto -
Quando la tieni in mano
senti lo scudo espandersi
e avvolgerti deciso.
#Tanka 70

IQ48


L'immagine è generata con l'AI - SD Immagine generata con sollecitazioni precise su SD. Licenza: CreativeML Open RAIL-M. Il prompt molto preciso e dettagliato mi ha gratificata con dei prodotti davvero interessanti che ho provveduto a migliorare, sfumare, illuminare (e altro) con la Grafica.
Irene Navarra, Il potere dell'Ortica, AI e Grafica, 8 Luglio 2023.


    

    Vestita di tunica d'Ortica e con in mano un ramo d'Ortica, a occhi chiusi nella morbida luce del mattino, medito.
    Il suo colore mi protegge.
    Le foglie stornano tocchi infidi.
    Tutto di lei mi ama.
    Sottometto l'arroganza, se supero il dolore sulle dita.
    Uccido l'invidia, se flagello l'idea maligna con i suoi fusti arditi.
    L'Ortica mi difende.
    Crea uno scudo inattaccabile attorno a me.
    A ogni sfioramento minimo pugnali vegetali uncinano chi mi vuole male.
    L'Ortica è compagna e amica.
    È una sciamana vegetale.
    Io mi assimilo a lei e assumo, a poco a poco, i suoi poteri arcani.

    Inspiro Verde pungente, lo sento bruciare nella gola e giù, fondo nel cuore.
    Come alessifarmaco mi assiste.
    Espiro grumi di diabolici anatemi.
    Inspiro il Vetro taumaturgico dei suoi villi. 
    Espiro spine velenose.
    L'autocoscienza si fa limpida.
    Dentro le palpebre scorrono vicende.
    Le purifico con l'Ortica passata a velo sulla storia.
    Le mie difese sono foglie e fiori.
    Sono nel mito che rinsalda le radici.
    Sono l'Ortica.



venerdì 7 luglio 2023

Poesia / Frammento 53: E quelle nubi.

 

Immagine generata con AI secondo un preciso Prompt, accuratamente revisionato fino a raggiungere l'effetto voluto. Immediatamente riprodotto ad acquerello su carta di riso.
Irene Navarra, E quelle nubi, AI e Grafica, 23 Giugno 2023.


E quelle nubi all'orizzonte.
Come montagne.
Pendii innevati nell'Estate - 
candidi pensieri su fiori gialli
graziati dalla Luce del mattino.
E verde che dilaga.
Nessun suono umano.
Solo il fragile piegarsi degli steli.
Pace.