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venerdì 3 novembre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo, Elle (6 - Cork).

 

    Incontrai una bella donna dalla pelle scura in un mattino d’estate.
    A Cork.
    Vicino al Municipio.
    Lei mi guardava con uno scintillio negli occhi.
    Sembrava riconoscermi.
    Guardava me e poi il fiume Lee che quel giorno scorreva impetuoso e grigio come le nubi in cielo.
    Mentre volgeva gli occhi al fiume, nelle sue correnti si generavano sprazzi d’argento.
    Ne fui abbagliata.

    Portava un magnifico cappello bianco con un decoro di fili di lino sul colmo che sembravano capelli. Vestiva sobriamente di seta nera: un abito a vestaglia adatto al suo corpo morbido ma, nello stesso tempo, carico di un’energia singolare.
    La trovai stupenda per i simboli che incarnava e io percepivo con forza.
    Elle - così si chiamava e lo seppi mentre bevevamo un drink in un pub vicino che, credo, fosse l’Aye – aveva un suo modo di essere.
    Travalicava colori, credenze, tradizioni.
    Non mi servì parlare a lungo con lei. Ci capimmo al volo.
    Amava la vita, adorava la natura.
    Elle era perfettamente consapevole della pienezza del suo vivere.
    Le cellule di Dio si moltiplicavano in lei, crescevano, ridevano, si espandevano anche al di là del corpo.
    Sgorgavano dall’anima universale in sorgente continua.
    Guarivano.
    Elle era Amore.


Tecnologia: Stable Diffusion.
P_Irene Navarra, Elle, AIArt e GraphicArt, 3 Novenbre 2023.


Sotto il cappello
la ridda dei pensieri -
Di Luce pura


martedì 31 ottobre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo (3 - Gorizia).


Siamo a Gorizia.
Correva l'anno 2015.

L'immagine è stata generata Con Stable Diffusion XL (https://stablediffusionweb.com).)
P_Irene Navarra, Pablo tra i fiori, AIArt e GraphicArt, 31 Ottobre 2023.


    Ho per meta un luogo speciale.
    Mi precede il mio esploratore preferito: l'unico di cui mi fidi. È un cane. Un Golden    Retriever di nome Pablo. Il mio cane.
    Dalla nostra casa in Gorizia - nella parte alta della città delimitata da colline morbide e dalla cintura turchese dell'Isonzo -  punta dritto al Monastero delle Orsoline che sorge a poca distanza.
    Io gli corro dietro.
    Si gira a guardarmi davanti al portone d'accesso ed entra sicuro con il suo passo dinoccolato ed elegante. Da Lord inglese. Una gioia per gli occhi.
    Lo trovo nell'atrio che mi aspetta.
    Ci sono.
    Scampanello.
    Suor Elena, amica e compagna da sempre di avventure spirituali, mi apre.
    Siamo dentro. Nel cuore del Convento.
    Un minuto di attesa, ché sistemi il suo tombolo e affidi a una consorella la portineria, e ci infiliamo nel corridoio dal pavimento tirato a lucido che ci porta al Parco.
    Il Parco è un altro mondo.
    Una dimensione secolare fatta di alberi antichi, rigogliosi e non, con ferite di un vissuto importante nei tronchi. Pablo è felice. Corre libero saltando di aiola in aiola. Annusa i fiori, le erbe. Si tuffa nei cespugli. Rincorre scoiattoli che si beffano di lui dall'alto delle loro tane aeree. Poi si accuccia sereno davanti a un ricco ciuffo di margherite.
    Lui ama le margherite.
    Noi ci avviamo verso il tavolino di pietra tonda (la nostra Tavola Rotonda della nostra Camelot segreta) che pare attenderci all'ombra dell'immensa sughera, signora del luogo.
    Adesso il profumo della sua corteccia è intenso.
    Sparge sentori prodigiosi quando siamo sotto i suoi rami contorti. Abbiamo capito da un po' che è il suo modo di assentire - aromaticamente - al nostro presentarci al suo cospetto.
    Di fronte: due tassi ormai quasi decrepiti ci sorvegliano.
    Nascondono di sicuro i druidi che qui danzavano al chiaro di Luna.

    Mi tolgo lo zaino dalle spalle, lo appoggio su una panchetta sempre di pietra, lo apro con religione e ne estraggo: formaggio montasio, pane, mandorle, un bottiglietta di Pinot bianco fresco e due bicchieri. Sistemo il tutto sulla Tavola Rotonda.
    Verso il vino.
    Alziamo i bicchieri.
    Brindiamo.
    A noi e alla vita.
    Pablo, immobile davanti alla grotta della Madonnina di Lourdes qua ricreata, coglie il sacro del luogo e scodinzola.
    So che sorride.
    Lui vede cose che noi non vediamo.


E rientrando
l'ombrello di Elena
appeso al portone.


Irene Navarra, L'ombrello di Elena, FotoInstagram, 29 Giugno 2015
.


domenica 29 ottobre 2023

Prosa e Poesia / Haibun: Viaggio intimo (2 - Trieste).


Partiva per l'ennesima volta.
E con lui il mio pensiero.
Il cuore no.
Restava qui a rimirare il mare con la luce dei nostri occhi dentro. Blu mare in noi, mescolato sempre all'argento del distacco. Ogni onda un ricordo. Travolgente e profumato di pini. I nostri corpi sapevano di resina. Nei capelli aghi pungenti. Scaglie di pigne sulla pelle.
A Miramare, nel Parco del Castello di Massimiliano e Carlotta, l'aria stessa ci faceva mito. Le rive, poi, di Trieste bella ci accoglievano sorridenti verso casa e il Pelinkovac versato a goccia nei bicchieri colmi di ghiaccio.


P_Irene Navarra, Lungo i binari nel giorno del distacco, AIArt e GraphicArt, 28 Ottobre 2023.


In ogni punto
del viaggio verso Vienna
tra le tue mani.

Sono un giornale
che racconta amore
privo d'inchiostro.


sabato 28 ottobre 2023

Prosa e poesia / Haibun: Viaggio intimo (1 - Miren).


Il mio Viaggio intimo inizia a Miren, il paese della Slovenia in cui è nata mia madre. Là si enuclea il recupero memoriale che, a poco a poco, ritrova altri luoghi e persone amate. Allora ritorna anche mio padre con la sua bellissima Napoli.

In questo haibun ho mescolato i ricordi, partendo proprio da Miren.


Irene  Navarra,  Miren, AIArt e GraphicArt,  28 Ottobre 2023.



Me ne sto distesa sotto gli alberi della mia infanzia.
Sono a Miren, in Slovenia.
Guardo le foglie muoversi al vento del pomeriggio. C'è un sorriso nel cielo, azzurro come gli occhi di mia madre. Dietro le case e i campi, arati a maggese, scorre il fiume. Erbe folte sulle sponde, pietre, muretti bassi, alberi di pere così carichi che sembrano spezzarsi.
Riverbera il ricordo.
L'Autunno sparge giallo paglierino dentro i prati. Infiorescenze di finocchio e menta s'ammantano di semi. Fischiano i baccelli ai refoli improvvisi. Sento il profumo pungente del nocino appena travasato.
Echeggiano parole come praline di cioccolato amaro. Brusche di suono e morbide nell'anima fondente.
Piango.

La moka sbuffa.
Ninì, 'na tazzulella!
dice mio padre.


giovedì 14 settembre 2023

Poesia / Percezioni: La perfezione del Tondo.



P_Irene Navarra, Nature tonde, AIArt e GraphicArt, 14 Settembre 2023



Amo la natura a curve tonde.
Nel cielo e sulla terra ~
Curve perfette
di nubi corolle foglie ~
Anche del Sole che più tondo di così...
La guardo, questa natura adatta alle carezze.
La osservo con amore, mi ci immergo
trattenendo il fiato.
Se sono fiori
avanzo in mezzo a loro senza calpestarli
e insinuo passi lievi tra cerchietti d'oro fino.
Piano.
Se sono alberi,
mi arrampico e sistemo tra braccia
compiacenti a simulare culle.
Se sono nubi,
scavo una tana nell'ovatta
che serva da rifugio,
 dicendomi solenne:
Ecco la mano di Dio.



domenica 10 settembre 2023

Poesia: sensi residui (poesie da poco) 4 - 5 - 6 - 7.

 
Creo emozioni fatte di niente. Mi porta un desiderio profondo e costante: essere elemento minimo in armonia di cicli naturali. Vita e Morte. Morte e Vita. Da questa nuova dimensione infinitamente piccola, guardo il mondo. In pace. 


Irene Navarra, Castello, nubi e botton d'oro, AIArt, 10 Settembre 2023.


*
dentro castelli immersi in nubi
alimentate a polline prezioso
aprire una finestra con le mani
per sporgersi calando trecce d’oro


*
il male-nembo nero ormai lontano


*
adesso dondolo su altalene 
ornate di viole e margherite
ronzando in sordina 
come ape operosa


*
(dall'altalena)
un botton d’oro in mezzo al prato di smeraldo
solo
sembra felice



Per leggere le poesie da poco 1 - 2 - 3 clicca Qui.

sabato 9 settembre 2023

Poesia / sensi residui (leggerezza) 1 - 2 - 3.

 

Irene Navarra, La leggerezza delle rose, AIArt, 9 Settembre 2023.


* 
di tante parole che avevo sorelle
mi restano solo
sognare
sereno fluire


*
sereno fluire di albe rosate
e quel distendersi sull’erba
e quel lavarsi di rugiada il volto

 

*
oh quel lavare ogni pensiero
inalando rugiada 
raccolta da una rosa
 

venerdì 25 agosto 2023

Poesia / Haiku e Cronaca: Tra fiori bianchi (Meditazione cromatica).


Tra i fiori bianchi
ritrovo il mio destino -
Colore e vita.

Irene Navarra, Nel Bianco, AI e Grafica, 11 Lugluo 2023.


Sì, qui sto bene.
Tra fiori bianchi come i miei capelli
sento vibrare in me le note giuste.
Calmo suono di flauto
e un riso di foglie tintillanti
per il vento di cristallo che le scorre,
le spettina impudente, e poi le liscia.
Facendo frusciare seta vegetale.
Echi di un mondo parallelo
dove sbocciano storie immacolate.
Cammino sulla ghiaia del sentiero verso casa.
Scricchiolano i grani  - bianchi anch'essi -
sotto i miei passi.
Si complica il concerto.
Due cince fracassone sporgono i capini
dai bordi della casa di betulla appesa al faggio,
lanciando bucce di girasoli e arachidi.
Il suono è sordo, secco, ragtimante.
Anche le nubi si mettono a berciare
sbuffi di bianco per completare il ritmo
che m'invade come le bollicine
di una coppa  di champagne.
E quando il cuore è colmo
di frizzante naturale,
allora canto.
L'apoteosi della gioia, io canto.
Con la voce, con il corpo, con la mente.
Mi lascio andare in diaspora fruttuosa.
E sono seme di una nuova specie
ibridata a forza di ascoltare.


lunedì 21 agosto 2023

Prosa / Racconto breve: Henrietta e il drago,


Irene Navarra, Henrietta e il Drago, AI olio su tela, 18 Agosto 2023.


    Vestita di un abito color cannella che le lasciava scoperte le spalle, i lunghi capelli tanto biondi da sembrare bianchi raccolti in una crocchia scomposta sulla nuca, la giovane Henrietta camminava spedita. Il crepuscolo settembrino aveva rinfrescato l’aria e lei voleva arrivare a casa in fretta. Sulla via del ritorno, tuttavia, l’attendeva un imprevisto. Proprio in mezzo al tratturo che si snodava tra i campi e arrivava al cancello di servizio del suo giardino, al centro preciso di una modesta curva a gomito, c'era qualcosa di strano.
    Una forma quasi di piccolo dinosauro con una cresta sul dorso, due miniali aperte sui fianchi e una lunga coda, se ne stava in una fessura del sentiero.
    Henrietta si fermò un pochino interdetta, si stropicciò gli occhi e guardò cercando una messa a fuoco migliore.
    Forse era un'allucinazione. Guardò, quindi, aspettandosi il nulla di sempre.
    E tuttavia la forma era là.
    Sussultava a tratti. Come se respirasse a fatica.
    Che fare?
    Decise di avvicinarsi.
    Avanzò piano, fermandosi a circa mezzo metro da quello che ormai si poteva definire un animale.
    Immerso in una specie di catalessi, a tratti bubbolava. Ovvero buttava fuori l'aria dalle narici in scoppiettii ripetuti.
    Sembrava un incantevole, minuscolo drago bianco. Bianco tutto il corpo, la coda, le creste della testa e del dorso. Le ali e le zampe, invece, viravano in vaniglia caldo.
    Un drago. Uscito da un libro di favole. Divenuto realtà per qualche caso astruso.
    Uno spettacolo incredibile, però.
    Nessuna paura la agitò. Anzi un'intensa ridda di emozioni le si scatenò nell'intimo. Per qualche oscura ragione riusciva a cogliere la fragilità di quella creatura singolare.
    Si inginocchiò, pertanto, accanto alla buca, posò lo zainetto a terra togliendoselo dalle spalle, lo aprì con calma e ne estrasse una sciarpa azzurro cielo di morbidissimo chiffon.
    Sarebbe stata la culla di fortuna per depositarvi il piccolo drago.
    Lui si lasciò prendere senza reagire. Aprì gli occhi, scrutò per un attimo Henrietta con pupille verdissime - due perle smeraldine velate di tristezza - e si rincantucciò tra le sue mani amorevoli, accomodandosi nella sciarpa azzurro cielo che lei rimboccò attorno al buffo muso.
    Poi si addormentò. Profondamente al punto da sembrare esanime.
    Henrietta, però, sapeva con chiarezza che lui viveva, dato che il corpicino iniziava a scaldarsi e il petto andava su e giù, con ritmo regolare.
    Che incontro! realizzò allora Henrietta.
    E corse verso casa.

    Percy intanto sognava quanto gli stava accadendo. Come in un film. A un certo punto si accorse di trovarsi in una cuccia grande e confortevole, accanto a un letto dove riposava la sua salvatrice, emettendo ogni tanto dei lievi sospiri. Di soddisfazione, pensò. Per averlo trovato. Felice dell'ipotesi, si girò sull'altro fianco e continuò a nannare.
    Non stava così bene da molto.
    Aveva vagato e vagato. Una meta c'era, di sicuro. Ma non sapeva in quale luogo.
    Finché non era arrivato alla rustica stradina di terra rossa serpeggiante tra i campi. Là avrebbe avuto inizio la sua vera avventura. In qualche modo sarebbe successo. Lo aveva capito nel suo cuore di drago buono.
    E avveniva per davvero.
    Protetto dai teneri sentimenti di Henrietta, Percy si avviava al termine prefissato per ogni essere della stirpe dei draghi bianchi. Quelli cioè che avevano compiti segreti e delicati da svolgere, e non si trasformavano mai in sputafiamme, pur se impauriti o attaccati.

    Dopo un tempo che Percy non poteva valutare (ore, giorni?), Henrietta gli sussurrò qualcosa all'orecchio, mentre lui ancora planava tra nuvole e fiori, ornandosi le creste di gelsomini nel lungo dormiveglia ristoratore. Aguzzò i suoi ipersensi e udì che gli comunicava una notizia fantastica: Ti chiamerò Percy, bisbigliava accarezzandogli la punta del naso, il diminutivo di Percival. Come lui anche tu hai percorso strade infinite, lo sento. Qui c'è il tuo Graal. Quando ti sveglierai, brinderemo insieme, con latte e succo di lamponi.
    Percy sognò che lei lo battezzava solennemente con quello che era il suo nome sin dalla nascita. Gli faceva cadere alcune gocce di latte sulla testa, scandendo le parole: Tu sei Percy.
    Henrietta lo aveva intuito.
    E ciò significava una cosa sola: lei era la sua meta.
    Dopo questo pensiero, il sonno ritornò pesante e beato.
    E lui fu solo una minuscola anima fluttuante.

    Colma di gioia per l’incontro inaspettato Henrietta parlava di Percy a tutti, ma nessuno le dava credito perché nessuno lo percepiva o vedeva. Non si accorgevano della sua esistenza.
    Credevano che la ragazza fosse lievemente disturbata e non la contrastavano.
    Henrietta chiacchierava con Percy e gli raccontava il suo disagio. Lui ribatteva-spiegava-rintuzzava-assentiva-dissentiva, cercava di consolarla, rappresentandole la poca importanza del fatto che nessun famigliare o amico volesse darle fiducia e partecipare ai loro dialoghi. 
Lei se ne lamentava, mentre banchettavano a pane e miele e bevevano latte con succo di lamponi.
    Chiedeva che distorsione fosse quella.
    Percy viveva in una dimensione parallela visibile solo a lei?
    Lui rispondeva paziente e la invitava alla gentilezza e allo stare di animo sereno.
    Li aspettava un futuro ricco di vicende fascinose. Non doveva crucciarsi. Lei era Sole, Luna, Stelle. Brillava di una Luce abbagliante. Lui era nel suo destino. Questo bastava.

    Destino che, intanto si andava preparando, nonostante le saltuarie ubbie, comunque solo momentanee. Duravano i dieci secondi della preghiera recitata ritualmente in coro quando dovevano esorcizzare qualcosa di brutto, tipo ingiurie e atteggiamenti maligni.
    Per il resto Henrietta e Percy gravitavano in una dimensione perfetta.
    Lei imparava da lui il linguaggio dei draghi: una serie di gorgheggi modulati che erano la chiave per comunicare con i fiori.
    Lui acquisiva da lei le tecniche migliori per arrampicarsi sulle querce e da quelle postazioni privilegiate guardare l'orizzonte, immaginando di arrivarci in volo.
    Percy ascoltava con espressione compunta, nascondendo l'innata dote magica del teletrasporto per sé e per gli amici. Non ne abusava mai. La formazione severa, che gli era stata impartita, si basava sul principio della riservatezza. Che non aveva mai, proprio mai, travalicato.
    Ora era arrivato il momento.
    A voce ferma scandì a Henrietta l'ordine di chudere gli occhi e di contare per tre volte tre.
    Dopo avrebbe potuto riaprirli.
    Lei obbedì d'istinto e seguì le indicazioni.
    Dunque: nel preciso istante in cui le palpebre le si dischiusero, immediatamente comprese quanto era successo e atteggiò la bocca in un oh di stupore. Sedeva, con Percy allato, tra i rami del gigantesco cedro cresciuto sulla collina blu-viola che prima era stata il loro orizzonte.
    Il ritorno sulla quercia fu altrettanto veloce e prodigioso.
    Da quell'esperienza Henrietta non stressò più Percy con lagne inutili. Accettò il suo miracolo e si godette lo scorrere delle stagioni.
    L'Autunno, l'Inverno, La Primavera e l'Estate successivi al loro incontro divennero gli stupendi scenari in cui ambientare la quotidianità, balzando di esplorazione in esplorazione.

    Una notte, prima di addormentarsi nella sua cuccia (si era agli inizi di Settembre), Percy disse a Henrietta che la mattina, al risveglio, sarebbe iniziato quell'itinerario favoloso che il Tempo tesseva per loro.
    Henrietta non capì del tutto, ma si fidava.
    Biascicò e scivolò nelle visioni di ogni notte, con cani, gatti, merli... e Percy. Sapere di un domani con lui, il suo Percy bianco-vaniglia, era già un motivo valido per dormire saporitamente.

    Henrietta e Percy si alzarono all'unisono portati da uno stesso desiderio: uscire alla chetichella per scorrazzare nelle campagne selvagge attorno a casa, scendendo fino al fiume, magari. Fecero la solita colazione di pane con miele, latte con succo di lamponi e presero il viottolo che li avrebbe portati alla calma libertà di quei luoghi deliziosi, dove si erano imbattuti a vicenda.
    Saltellavano, si spingevano, cantavano motivetti d'invenzione. Percy aveva una voce da tenore bella e melodiosa. Chi mai l'avrebbe sospettato in un draghetto bianco e vaniglia! Henrietta intonava il tema di fondo e suonava un immaginario violino, la cui musica si generava magicamente.
    Ah, l'intelligenza dell'universo! Quanto era potente! Nessun software ultratecnologico sarebbe riuscito a eguagliarla. Neanche un briciolo di meraviglia in loro per la sinergia che sembrava scaturire dagli alberi, dal cielo, dal Creato tutto. Erano parte di un prodigio dalla consistenza talmente reale da non dubitarne.
    Scherzando e ridendo, quindi, arrivarono al fiume, alle sue acque turchesi, alle robinie, ai rovi, ai cespugli di vitalba e caprifoglio, ai pioppi e ai salici rigogliosi tra i cui fusti inscenarono lieti giochi innocenti.
    Armonie di una gita in piena letizia.
    Grazia pura.
    Finché non avvertirono un guaire flebile.
    Si precipitarono, Henrietta e Percy, verso il luogo da cui sembrava arrivare il richiamo e giunsero con il fiato corto a una piccola ansa riparata da degli imponenti massi disposti in semicerchio attorno all'acqua a formare un primitivo tempio naturale. E là, in un'erosione profonda della pietra di centro videro un cane riverso nel fango. Sembrava un Setter. Uno dei numerosi spesso abbandonati dai cacciatori. Lo raggiunsero e, mentre Henrietta lo esaminava per vedere se avesse qualche frattura, scoprendolo maschio, Percy le posò il muso sulla schiena e le disse: Te l'avevo preannunciato che questa sarebbe stata una giornata speciale. Ecco, lui sarà il tuo compagno per molti anni e io vi scorterò con il cuore. Ho svolto il mio compito. Entro breve non mi vedrai più. Ma non per questo non sarò accanto a voi. Sono un'infinitesima parte dell'anima che fa vivere l'universo. Io sono voi e voi siete me. Addio, amica cara. Adesso posso tornare in pace al mondo mio d'origine.
    E sparì.
    Con le guance inondate di lacrime e una sofferenza atroce che la lacerava, Henrietta raccolse l'infelice vittima della crudeltà umana e filò rapida verso casa. Percy era al suo fianco, lo sapeva, e la confortava la convinzione che non fosse scomparso completamente.
    La sua dolcezza restava e la aiutava a concentrarsi sul necessario da compiere.
    Quando arrivò nella cucina, rifocillò il cane con del latte e del pane spalmato di miele, poi lo ripulì alla bell'e meglio e lo depose nella cuccia che era stata di Percy. Solo allora lui, il suo strappato a una morte certa, le volse lo sguardo.
    Aveva occhi tondi e verdissimi.
    Due perle smeraldine velate di tristezza.
    Tondi e verdissimi.
    Henrietta gli appoggiò una mano sulla pancia e continuò a piangere.
    Ma non di dolore.
    Di gratitudine.

20 Agosto 2023
Irene Navarra


giovedì 17 agosto 2023

Prosa / Racconto breve: In Rose.

 


Appassionata di Metamorfosi,
avendo anche una particolare passione per le Rose Rosa, ne scrivo.
La formula narrativa è quella della Trasformazione, naturalmente.
Da esseri umani in piante.
Sullo sfondo, appena accennato dalla voce narrante, un Amore saffico.
Che è sentimento, in questo caso, oltre ogni confine immaginabile.


Irene Navarra, In Rose, AI Olio su tela,17 Agosto 2023.


    Anna portava un bouquet di Rose Rosa, tenendolo saldamente davanti a sé con due mani.
    Come uno scudo di petali fragranti.
    Gli occhi incollati alle corolle, completamente smarrita nella loro sostanza.
    Niente di che, mi dissi, ama i fiori.
    Poi la osservai meglio, e vidi racemi e foglie che crescevano sulla sua veste e si arrampicavano sul collo. A velocità incredibile.
    Lei era assorta in sogni lontani.
    Sembrava ignara della sua strana condizione.
    Mi spaventai e le suggerii attenzione, perché le succedeva qualcosa di terribile.
    Mi rispose, sorridendo enigmatica, che lo sapeva, e lo voleva quel convertirsi rapido.
    Lo voleva da tanto tempo perché aveva una natura diversa. Più vegetale che umana.
    Lei era una Rosa d'anima.
    In breve lo sarebbe diventata anche di corpo.
    Senza dolore.
    La trasformazione era iniziata.
    Dopo complicati innesti, radicava e gemmava, finalmente.
    In perfetta letizia, affermò con la voce svaporante in un fruscio tenue, e un sentore verde che iniziava a espandersi dalla sua pelle bruna. Misto anche al lieve profumo delle Rose Rosa.
    Ero turbata.
    Lei subiva quella Metamorfosi del tutto consenziente.
    E non me ne aveva fatto nemmeno un cenno.
    Con una punta acuta di risentimento considerai che l'avrei perduta per sempre.
    Lei, l'Amore della vita mia, l'avrei perduta per sempre.
    Così l'abbracciai, schiacciando le sue rose.
    Quasi per vendetta.
    E mi ferii con le spine.
    Sanguinai.
    Abbassai lo sguardo sul liquido fresco che sgorgava dal mio petto e lo notai traslucido di brillii preziosi.
    Stillava da me fluida giada verde.
    La comprensione si fece strada. Come una cuspide elettrica. E mi invase tutta.
    La strinsi di più.
    Con un senso di completo, felice abbandono mai provato prima mescolammo le nostre essenze, trasformandoci insieme.
    Mentre si intrecciavano le braccia e le bocche si sfioravano morbidamente duttili, fummo infine Rose.
    Un unico cespuglio in pieno splendore di incredibili Rose Rosa.

lunedì 14 agosto 2023

Poesia / Minimondi : Tra le mie ciglia (Haiku in "Il Tempo, le sue orme").

 

La gioia di percorrere la campagna
attorno a casa mia è tale che,
la mattina presto, non vedo l'ora di arrivarci con il mio spirito-guida Pippo Setter accanto.
Là ci nutriamo di Bellezza
e istruiamo i nostri sensi
a sopportare i disagi
nell'attesa di nuove avventure.
Giorno dopo giorno.
Lode alla mia benedetta Terra.


Irene Navarra, La mia campagna, AI Olio su tela, 14 Agosto 2023


Tra le mie ciglia
polline oro sontuoso
di pien'estate.


Qui la traduzione in sloveno di alcuni haiku di Minimondi
a opera della grande letterata Jolka Milič.



martedì 8 agosto 2023

Poesia / Tanka 78: Verde ( Un Mito di trasformazione).

 

Irene Navarra, Verde, AI Pastelli su superficie ruvida, 8 Agosto 2023


E scaturivo
stillando linfa verde
dal bosco fitto -
Cosparsa chiome e pelle
di smeraldo limpido.

lunedì 7 agosto 2023

Poesia / Frammenti 68 e 69: Magie dell'acqua.



Irene Navarra, Magie dell'acqua 1, AI Olio grafico, 7 Agosto 2023.


Guardare il bosco
che traluce nel fiume
e va, uguale immobilmente.


Irene Navarra, Magie dell'acqua 2, AI Olio su tela, 7 Agosto 2023.


Poi, d'improvviso, un ramo
interseca il fluire quieto,
scompone immagini
in astrazione liquida
di cellule impazzite
pronte a rifarsi
sfidando la corrente.

Poesia / Tanka 77: La culla.



Irene Navarra, Le pietre del mio fiume, AI Olio su tela, 6 Agosto 2023.


Di pietra in pietra
fino all'ansa placida
dove immergermi
per riposare in pace.
〜 Il fiume è la mia culla 〜


Irene Navarra, L'ansa placida, AI Olio su tela, 6 Agosto 2023.




domenica 6 agosto 2023

Poesia / Minimondi: Il mio fiume.


Passeggiando lungo le sponde dell'Isonzo,
un regalo inaspettato che custodisco come una gemma preziosa.


Irene Navarra, La Runa, AI Olio su tela, 6 Agosto 2023


L’approdo è un arenarsi
sulla terra, accolto da una foglia.
Nel viaggio a lapislazzuli screziati
ha carezzato tappe in chiaroscuro.
Denso mistero di una runa
regalata, il resto.


sabato 5 agosto 2023

Poesia / Tanka 76: Farmi d'Azzurro.


Un bagno nei fiori.
Sì. Sarebbe bellissimo poterlo fare.
Vi immaginate la gioia intima di immergersi tra delicate corolle azzurre
e di nuotare nel tripudio della Creazione?
Chiudendo gli occhi, ci riesco.
La sensazione è magnifica.
Travalica corpo e mente.
In Armonia con il cuore che sa.

Irene Navarra, Farsi d'Azzurro, AI Olio su tela, 5 Agosto 2023.


Potrei bagnarmi
in fiordalisi azzurri 
e poi nuotare.
So rovesciare il mondo
usuale - Sono un fiore.


Poesia / Frammento 67: Un mondo che non ha l'eguale.


A poca distanza da casa mia resta, ancora parzialmente in piedi, un gruppuscolo di costruzioni con uno rimasuglio di muro di cinta in laterizio. Al luogo, immerso in una natura trascurata e selvaggia, è stato dato il nome di Le Casermette.
Là si andava a giocare.
Là si va ancora a camminare.
E quando mi ci ritrovo, i ricordi si fanno frenetici, mentre la nostalgia incalza.

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Irene Navarra, Un mondo che non ha l'eguale, AI Olio su tela e Grafica, 5 Agosto 2023.



Dietro le Casermette diroccate
un mondo che non ha l'eguale:
grassa erba feconda
spettinata dalla Bora
e fiordalisi-anima azzurra
sfilacciata dove indugia l'ombra
srotolando petali imperfetti.
Il rosso dei mattoni morti
assorbe i raggi del meriggio.
Nell'impassibile scorrere del Tempo
attendo una rinascita qualsiasi.
Per me e per il luogo cancellato
ma vitale nel ricordo buono.



venerdì 4 agosto 2023

Poesia / Impressioni: Transito (in Minimondi).

 


Irene Navarra, Nella mia campagna, AI Olio su tela, 4 Agosto 2023.


Ordendo voci dominanti
l’aria ci porta lungo architetture
vegetali a perderci nel niente.
O qualche volta infinitesima
a prenderci porzioni d’infinito.
Dove puerili scie svaniscono
come soffioni per scirocco.


Irene Navarra, Verso casa, AI Olio su tela, 4 Agosto 2023


L'orizzonte per me è sempre Azzurro.

giovedì 3 agosto 2023

Poesia / Frammento 66: Al di qua dei fiori.

 

Irene Navarra, Vigne a San Floriano del Collio, AI Olio su tela, 3 Agosto 2023.


Al di qua dei fiori
guardo.
Lo steccato un po' sbilenco,
la vigna che placida si appoggia 
e lo inghirlanda,
i fratelli cipressi,
i seni morbidi delle colline,
le montagne azzurre per la distanza.
Un sunto del Creato, qui,
sotto il cielo benedetto della mia terra.

Non sono mai stata tanto vicina a Dio.
Nella sua Gloria dilagante
di stelo in stelo,
foglia in foglia,
io sono fatta di corolle
sapide di Luce.

domenica 30 luglio 2023

Poesia / Frammento 63: La scorta dei fiori.

 

Irene Navarra, La scorta dei fiori, AI Fotografia e Grafica, 29 Luglio 2023.


Capita di andare
sapendo in ogni orma
lo sbocciare sincrono di fiori.
Sontuose meraviglie verdi e rosa
che ti accarezzano i capelli
resi leggeri filamenti al vento.
Oh, il cuore in festa, allora.
Ornato di lacci vegetali
batte
uniformato al loro respirare.
Strutture vive
che mi fanno linfa armonica.
Così apro gli occhi-botton d'oro,
mi sfioro con le dita ormai racemi teneri
e formulo la liturgia del passo dopo passo
tra lo stormire di fronde consenzienti.